Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 30 gennaio 2020

Da Pradiel al Lago del Ciul, passando per Frassaneit

La mattinata non inizia molto bene.
La coperta termica che da due anni viaggia nel mio zaino, trova per la prima volta impiego sul ragazzo che, poco prima del nostro arrivo, si è capottato con l'auto, a causa del fondo ghiacciato della strada. Per fortuna sembra illeso, anche se comprensibilmente sotto shock e, dopo l'arrivo dei carabinieri e in attesa che arrivi l'ambulanza, lo lasciamo alle cure dei presenti e proseguiamo con cautela verso Tramonti di Sopra.



Arriviamo alle case Pradiel con un ritardo di quaranta minuti sulla tabella di marcia, ma per fortuna non abbiamo i tempi limitati e, una volta pronte, io e Diana ci mettiamo in cammino, verso le vicine Pozze Smeraldine.


Con uno sguardo verso le sottostanti  limpide e verdi acque del torrente Meduna, iniziamo a percorrere il sentiero CAI 386, oltrepassando il ponte Rusubet e le falesie, alzandoci lentamente di quota, per poi ritornare giù, a costeggiare il torrente, alle prime case del borgo Frassaneit.















Solo una casa è stata ristrutturata, le altre giacciono in rovina, i ricordi del passato racchiusi tra le mura e i soffitti crollati. Qui ero già stata tanti anni fa con un piccolo Nicholas, fermandomi poco oltre, dove il sentiero si restringe e prosegue verso il lago del Ciul.






La sagoma rocciosa dell' aquila del Frascola spicca bianca in un cielo limpido e azzurro, mentre accanto al torrente nebbioline si alzano qua e là, mano a mano che il sole riesce a filtrare oltre la dorsale del monte Crepa e del Col della Luna.






Un piccolo bivacco è stato ricavato nell'ex scuola elementare e, dopo aver firmato il libro delle visite, proseguiamo verso le case di Frassaneit di sotto e di sopra, curiosando tra ciò che resta delle case, immaginando la vita di allora, così fuori dal mondo, rispetto alla mentalità di adesso.








Muretti a secco ricoperti di muschio, accompagnano il nostro cammino, mentre proseguiamo verso il lago del Ciul, ma più avanziamo e più il sentiero cambia, facendosi a volte stretto e aereo, alto sul sottostante canale di Meduna, per poi cambiare e diventare largo e boscoso, poco prima dell'arrivo alla diga del lago del Ciul.










L'alto muro di cemento armato ci accoglie silenzioso e grigio: oltre, le alte acque dell'invaso riflettono il cielo azzurro e le montagne che lo circondano. Scambiamo due chiacchiere con il guardiano e curiosiamo qua e là, spingendoci per un breve tratto oltre una piccola galleria rocciosa, per poi fare una camminata sopra l'ampio muro della diga e guardare giù, da un lato e dall'altro, entrambi impressionanti. 











Non ci resta che rientrare, ripercorrendo a ritroso tutto questo lungo e storico sentiero, fermandoci a pranzare al sole, assaporando i silenzi di questi posti così lontani dalla chiassosa civiltà a cui siamo abituati.




Un salto nel passato e nei ricordi della gente di allora, prima di ritornare ai giorni d'oggi e a Tramonti.     

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