Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 31 dicembre 2014

La Montagna Invisibile

Quando ti chiedono qual'è la tua montagna preferita, la risposta  ti porta sulle labbra risposte facili, evocative, mitiche.
Poi, nei pensieri più intimi, nei desideri più reconditi, ci sono montagne di cui appena si conosce il nome, ma che sono sempre presenti. Si affacciano alle nostre vite silenziose. Rapiscono sguardi distratti nei momenti più impensati, giusto il tempo di un pensiero fugace, mentre tornano nel loro oblio. Dimenticate.
Montagne nascoste, montagne invisibili, le cui vi d'accesso partono da paesi dimenticati, da valli nascoste e poco frequentate.

Il mattino è freddo e l'aria secca le narici mentre imbocchiamo la vecchia strada militare che si inerpica, con passo leggero, attraverso il bosco, verso la Forcja.
La neve è farinosa, secca, si apre davanti ai nostri passi, per richiudersi su se stessa subito dopo, senza quasi lasciar traccia. Passi invisibili verso l'alto.



Vicino alla cresta la neve si dirada, il bosco è spogliato dal suo candido manto verso la Forcja.
La cima appare sfuggente, Sembra quasi ci volga le spalle, la cresta come una chioma al vento.
Sfuggente, sembra godere della fatica che abbiamo fatto per arrivare al suo cospetto. Il respiro si perde nel vento, assieme alle parole dei compagni. Tanto vicini quanto soli nei propri pensieri. La cima è li, davanti agli occhi, ma lontana e fredda. Insensibile alla nostra presenza.
Iniziamo a seguire il filo sottile della cresta verso la cima, arrancando nella neve, eterea come la cima che sembra allontanarsi ad ogni passo che facciamo.





Il tempo scorre veloce e la cresta appare sempre più sfuggente, quasi desiderosa di non farsi prendere. E così sarà. Non questa volta. 
La montagna si fa invisibile e ci lascia a contemplarne l'essenza misteriosa. Il pomeriggio avanza e decidiamo di ritornare sui nostri passi.





Non c'è delusione. C'è il piacere di avere ancora un mistero da scoprire, un orizzonte da svelare.
Lasciamo la dorsale del Faeit e scendiamo nel bosco seguendo quel che resta della traccia del mattino.
Il vento soffia leggero tra gli alberi e sembra portarci il suono di una gelida risata, il Picjat ci saluta cosi.

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