Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 30 ottobre 2019

Attorno al Ciavac...dalle nebbie al sole

Le nebbie che ci accolgono all'uscita della galleria del monte Fara, mi colgono impreparata!
Mannaggia, come ho fatto a dimenticarmi che questa zona subisce l'influenza umida del vicino lago di Barcis! Ovunque sole splendente, qui nebbione!
Luca mi guarda torvo, mentre dentro di me penso che comunque l'ambiente, anche se tra le nebbie, sarà molto suggestivo. D'altra parte ci sono già stata un anno fa con Diana e so che l'anello del monte Ciavac merita: oggi, con poche ore a disposizione, mi sembrava la meta giusta per farlo vedere anche a Luca.



Lasciata l'auto nell'ampio parcheggio del Centro Visite di Andreis, c'incamminiamo lungo la strada che porta ad Alcheda, imboccando poi la sterrata che, prima in discesa, poi in salita, ci porta verso il Col de Crous. 
Tutt'attorno regna una tale umidità che fa gocciolare gli alberi e scivolare gli scarponi, sul fondo sassoso e dissestato. 



Il crocifisso sull'albero segnala il punto in cui dobbiamo abbandonare il segnavia CAI e iniziare a salire, lungo distese di ghiaia che calano giù da incombenti pareti rocciose, avvolte dalle nebbie. 


L'atmosfera è surreale, con radi pini che appaiono spettrali nel grigiore che ci circonda. Saliamo ancora, passando su esili cengette abbarbicate ai ghiaioni instabili che caratterizzano tutta questa zona, puntando prima ad una forcelletta tra erranti pinnacoli, poi a quell'azzurro che pian piano, si va delineando poco lontano. 











Raggiungiamo il confine tra nebbie e sole, sbucando nella giornata limpida che avevamo lasciato casa, girandoci ad ammirare il mare grigio/bianco che ancora nasconde l'abitato di Andreis. 



Dita rocciose sbucano dalle nebbie come fantasmi di pietra, cercando di ghermire chi osi abbandonare il loro abbraccio, mentre improvvisi raggi di sole ne forano la bianca coltre, tenendole a bada. 


Volgiamo lo sguardo verso il proseguo del nostro cammino, oltre la forcella che ci separa dal Plan Davour, dove le nebbie ancora cercano d'inseguirci, risalendo il vallone dove scorre il torrente Ledron. 








La mole del monte Castello svetta maestosa davanti a noi, mentre attraversiamo cenge erbose alternate ancora a qualche tratto di ghiaione, giungendo infine al bosco di faggi dove, di nuovo su sentiero CAI, raggiungiamo la forcella del Monte Ciavac.










Con un cambio brusco di paesaggio, lasciamo i colori autunnali della faggeta, per gettarci a capofitto tra le ghiaie che calano giù nel vallone del torrente Susaibes, raggiungendone le limpide acque, che scorrono tranquille tra grossi massi sull'ampio greto del fondovalle. 






Non ci resta che seguire il corso del torrente, circondati da pinnacoli rocciosi e imponenti e verticali lastre di faglia, per poi immergerci di nuovo nel verde che precede la borgata di Sott'Anzas e con la strada ritornare al parcheggio del Centro Visite.








Alla fine, le nebbie se ne sono andate, dissolte come neve al sole, in questa bellissima giornata di fine ottobre.   

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