Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 14 agosto 2008

Nell' Isola di Granito







Tempo di vacanza e (tò che strano!) tempo di montagna per la Famiglia Alpinauti.
I primi giorni delle tanto agognate ferie le spendiamo nell'isola della Cima d'Asta, perla granitica incastonata nelle porfiriti dei Lagorai. L'Alta Via del Granito ci aspetta con le sue suggestioni lontane dalle folle (o mandrie?) dolomitiche: un trek di tre giorni facile e panoramico, che non peserà tanto sulle gambe (allenate, perchè seppur svogliato, ci segue un pò dappertutto nel nostro girovagare alpino) di un poco entusiasta Nicholas.

Arriviamo in un'assolata Val Malene in tarda mattinata e iniziamo i rituali preparatori: io e Nadia controlliamo indumenti e vettovaglie, Nicholas fumetti e gameboy (come passare altrimenti i tempi morti in rifugio?).
Prendiamo il sentiero 327 che passando alle pendici del Monte Coston, della Campagnassa e della Pala del Becco ci introduce nel Bualon di Cima d'Asta, tralasciamo il sentiero che porta a Forcella Magna e proseguiamo ai piedi della Cresta di Socede, percorsa dalla Ferrata Gabrielli, fino a un bivio che ci pone davanti a un serio dubbio: proseguire per il sentiero dei lasteati o per il trodo de aseni?
Asini?
Giammai!
Avanti per le lastre di granito su cui le nostre suole vibram danno il meglio del loro grip.
Poco sotto il rifugio diamo ascolto ad uno stanco e affamato Nicholas e ci concediamo una pausa al sole sulle vaste placconate che caratterizzano l'ambiente che ci circonda. Il panorama è fantastico sull'alta Val Malene, anche se le nuvole giocano a rincorrersi nel cielo.
Arriviamo al rifugio Brentari in tre orette, senza fretta.
Prendiamo possesso di nostri posti in camera e l'intenzione sarebbe quella di salire la Cima d'Asta prima di cena, ma uno sguardo fuori dalla finestra ci ferma: tutto è avvolto dalla nebbia in alto. Scendiamo a goderci la pace del laghetto e decidiamo di salire in cima l'indomani, prima di partire alla volta del rifugio Caldenave.
La pace del rifugio è interrotta dall'arrivo di papà e figlia che, con marcato accento trevigiano e accompagnati dal flauto di lei, intonano vecchi canti alpini, senza per altro azzeccare la giusta tonalità. Assieme alle due ragazze con cui giochiamo a briscola elaboriamo alcuni suggerimenti per l'uso dello strumento che non è il caso di riportare su queste pagine.
Finalmente arriva l'ora di cena e le bocche dei nostri compagni possono riempirsi, concedendoci un pò di pace per le orecchie.
Fuori il cielo è coperto e con lui si offusca anche la speranza di vedere le stelle cadenti.
Così non ci resta che un bicchierino di grappa prima di andare a nanna.

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