Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 30 agosto 2010

Koschutnikturm: sui calcari delle Karawanke

La sveglia suona presto domenica, l'appuntamento per la partenza è alle sei. Colazione rapida e via in piazza a vedere se c'è qualche compagno di viaggio dell'ultim'ora.
Deserto!
Mauro mi aspetta al solito albero, sul solito incrocio, caricato lo zaino partiamo alla volta di Gemona dove ci aspetta Adriano.
Il viaggio in autostrada è veloce e solitario, superato il confine di Tarvisio si accentua la solitudine sull'asfalto.
Usciamo a Sant Jakob im Rosental e la solitudine ci accompagna ancora lungo le strade di questi paesini finché raggiungiamo Zell Pfarre e saliamo lungo la bella sterrata che sale, nel fitto del bosco, alla Koschutahaus.
Scesi dalla macchina ci sorprendono i 7 gradi sopra lo zero: un piacevole brivido accarezza la pelle, mentre adocchiamo la cima che ci attende, ottocento metri più in alto.

Saliamo velocemente nel bosco parlando del più e del meno, il caldo torrido dei primi giorni di luglio è un ricordo sbiadito e l'aria fredda di questo mattino sostiene il ritmo. In breve raggiungiamo il bivio del Mejnik e iniziamo a risalire verso i ghiaioni che si stendono ai piedi delle belle pareti del Koschuta.

Il caldo non è quello di luglio ma il ghiaione si, quello è rimasto tale e quale!
Arriviamo all'attacco della ferrata e ci imbraghiamo. La prima parte della salita è piuttosto sporca di terriccio e umida, ma la pietra offre comunque un buon grip, mentre il cavo d'acciaio è... freddo come l'acciaio! Le mani richiedono qualche sfregatina di tanto in tanto. Qualcuno suggerisce di collegare i fili della saldatrice al cavo per riscaldarlo, ma il problema è la prolunga per portare la corrente dal rifugio, e quindi l'idea tramonta e continuiamo con le sfregatine finché il sole stanco di questo fine agosto non ci scalda un pochetto.

Dopo un breve traverso friabile arriviamo al ponte sospeso: lo passo ballonzolando e aspetto gli altri al di la del baratro. Mauro passa divertito, e Adriano lo segue commentando "Di ponti ne fatti parecchi, ma mai come questo!".



Eh! Eh! Eh! Più che un ponte sospeso è un dondolo!!!
Proseguiamo verso la cresta senza grosse difficoltà e sbuchiamo sulla sella tra il Koschutnik Turm ed il Breitkoof, e senza togliere gli imbraghi saliamo gli ultimi ottanta metri che ci separano dalla cima. Ci sono diversi escursionisti che salgono dai verdi pendii del versante sloveno, in antitesi con i verticali calcari del versante austriaco.

La cima è molto panoramica e i residui della perturbazione non ci rovinano lo spettacolo, ma ci aggiungono un tocco d'artista con i giochi delle nuvole che si rincorrono nei prati azzurri.


Decido di scendere per il canalone est, anche se l'indicazione sulla tabella mi lascia qualche perplessità visto il mio klein tedesco (la sera scoprirò che nella lingua di Goethe ci avvisava dell'estremo pericolo di caduta sassi!): ma certo del piede sicuro dei miei compagni mi avvio lungo il sentiero che porta alla gola che divide il Koschutnik Turm dal Tolsta Kosuta (in sloveno: l'obeso Kosuta!!).
A vederlo dall'alto il canalone appare un pò friabile, ma nulla di più. Iniziamo a scendere lungo lo stretto canale ghiaioso, cercando di stare vicini per evitare di colpirci inavvertitamente con qualche pietra smossa dal passaggio.


Alcuni salti sono attrezzati con catene e funi d'acciaio, li superiamo con attenzione ed in breve siamo alla base del canalone.
Scendiamo veloci lungo il ghiaione e raggiungiamo il sentiero 642 che ci riporta verso il rifugio. Risaliamo il sentiero fino alla forcella sotto la parete del Koschutnik e facciamo una breve deviazione al Wilze, piccola sentinella rocciosa sulla verde vallata di Zell Pfarre.





Raggiungiamo nuovamente la forcella e seguiamo il sentiero che attraversa i ghiaioni fino ad entrare nel fresco del bosco, caratterizzato da molti alberi secolari. In breve tempo siamo nuovamente alla Koschutahaus.
Mentre ci godiamo una birra in compagnia lo sguardo sale ai ripidi calcari che ci sovrastano, in questo angolo nascosto delle Alpi, a cavallo di Austria e Slovenia.

4 commenti:

  ha detto...

biel! prima o poi mi ci ficco anche io lungo la strada di casa tua e vengo a fer un giretto con voi. mandi Luca

Laura ha detto...

sconosciute davvero, non saprei neanche dove cercarle

frivoloamilano ha detto...

..."simpatico" il ponticello. Me lo avevi anticipato a parole ma vederlo:"azz".. ;-)

falcotrek ha detto...

da brividi il ponticello: complimenti per la bella scarpinata: peccato mi stia un po' fuori mano!