Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 1 agosto 2012

Coston Stella

"E tu che fai li?"
"Dai che c'è il sole e ti scotti! Torna nella tua piccola tana!"
Mentre le parlo continuo a recuperare Davide e scruto l'orizzonte tutt'intorno. Dò un occhio alla corda che, piega dopo piega, si accuccia docile sui miei piedi. E lei è ancora li, sorniona.
"Su, su! Va via, non portar sfiga!, Anzi non portar pioggia!"
Qualche sbuffo grigio sale dal Crostis e dal Cadore, e pian piano prende una preoccupante consistenza, iniziando a volteggiare come un avvoltoio sopra le nostre teste.



Davide sale con calma, studia l'appoggio, accarezza l'appiglio, e io dall'alto della sosta lo incito muto, senza parole, sono preso dal nero turbinio che ormai ci sovrasta. Raffaele inizia, due tiri più in basso, la calata, poichè Umberto è cotto. Noi siamo all'ultimo tiro. Mentre Davide toglie un friend, io monto la longe e mi assicuro, sciolgo le corde dall'imbrago e preparo la doppia. Il mio compagno riparte. Mi raggiunge con le prime gocce. Ci viene concesso solo di indossare la giacca impermeabile, quando con un lampo-tuono vicinissimo apre le danze di pioggia e grandine.




Tutta la ferraglia vola nello zaino e, nonostante un groviglio di corde bagnate, in breve iniziamo la veloce, almeno è la nostra intenzione, discesa alla base della parete.
E' uno spettacolo affascinante vedere l'acqua scendere violenta lungo la parete, come una vertigine rapisce lo sguardo fin tanto che un altro lampo-tuono mi fa metter via la macchina fotografica e mi dà la carica per scendere alla svelta.



Tira la blu. Infila la corda nell'anello. Secchiello, machard, tira la rossa. Siamo all'ultima doppia.
Sopra di noi le placche del Coston Stella, con la via che abbiamo salito, le Placche CS.
Siamo totalmente zuppi.
Sotto di noi nella nebbia intravedo Raffaele e Umberto che han trovato riparo sotto un grosso masso. Una folata di vento li riavvolge nel grigio delle nuvole.
Per un momento ho una brutta sensazione di solitudine. Appeso ad un chiodo, sospeso nelle nuvole.
Arriva Davide: sorridiamo. E strano ma la solitudine lascia il posto a un vago benessere, mi sento a mio agio.
Raggiungiamo i nostri compagni d'avventura nel loro piccolo monolocale: non è gran che ma almeno non piove dentro!



Recuperiamo le corde zuppe e aspettiamo che finisca il temporale. Ridiamo, fradici d'acqua e contenti.


Al mattino eravamo partiti dal Tolazzi e dopo un paio di tornanti eravamo fradici di sudore. Il cielo era turchese e la giornata si preannunciava calda. Superata la casera Moraret, al tornante successivo imboccavamo la traccia che sale al Cogliàns senza passare dal Marinelli.
Il sentiero inerbito e il sottobosco umido aveva un che di tropicale. Sopra di noi si stagliava il calcare del Torrione Stella, e le placche del Costone ci strizzavano l'occhio.





Poco tempo fa ne parlavo con Gianni, concordando con lui che è un posto bellissimo ma poco fequentato. Forse è meglio cosi. Comunque sia arrivati all'attacco una cordata ci precedeva su Stelle filanti. Ci prepariamo con calma. Inizio a salire e le gocce di sudore cadono dalla fronte a bagnare la pietra. Mi sembra di sentirne il rumore, tanto è il silenzio. Arrivo in sosta, Davide mi raggiunge e, una volta passato il materiale, riparto.
Arrivo alla penultima sosta: "E tu? Che fai li?"

4 commenti:

Adriano ha detto...

ma sei sottosopra come il tuo amico deronch?
ben bulos a tirale four cun chel timp li

frivoloamilano ha detto...

mi è piaciuta l'idea narrativa di questo post ed anche il lieto fine. Ogni tanto è bello essere "sottosopra"...

ciao ;-)

montagne sottosopra ha detto...

bello questo post... :-) a parte la sfortuna direi bravi, io mica faccio quelle robe lì, al massimo riesco a prendermi qualche lavata ogni tanto :-)

Luca l'Alpinauta ha detto...

adriano ci è capitato tra capo e collo e ormai eravamo li!
Flavio grazie per l'apprezzamento letterario; Luca... meno male che ogni tanto ci danno una lavata va! ah ah