Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 7 settembre 2016

Cima d'Asta, l'isola di granito

Dal fondovalle fa capolino di tanto in tanto, attraverso un piccolo intaglio tra le rocce. Il lungo sentiero sale dolce al rifugio Brentari, che pare volere giocare a nascondino: una volta usciti dal corso l'aria fresca scende dalla cima e ci regala un pò di sollievo dalla fatica. Lo zaino è pesante. Corde, attrezzatura, tutto pesa sulla schiena, ma i refoli freschi che accarezzano le cuspidi di granito ci aiutano a sopportare ancora un pò lo zaino. 
Dieci anni fa percorrevamo questi stessi passi affrontando l'Alta Via del Granito, oggi la percorrono gli amici del Cai e noi saliamo verso la Cima d'Asta per arrampicare lungo le sue fessure, le sue placche.


Andiamo incontro alle nuvole che si insinuano lungo le spaccature della pietra, dissolvendosi nella loro corsa verso il cielo. Poi finalmente arriviamo al rifugio, mentre la parete si specchia, narcisa  nel lago, lasciandoci senza parole.

Era da un pò che non vivevamo l'aria del rifugio. Condividere spazi e parole con sconosciuti a cui ci legano i passi che ci hanno portato fin quassù, la passione per la fatica e la montagna, Sconosciuti che domani torneranno tali, riprendendo il loro cammino verso le loro mete, uguali e diverse dalle nostre.
Dopo due anni che rimandavamo questa visita finalmente siamo qui a goderci assieme il tramonto, in attesa del domani. Del ruvido granito. E delle sorprese che ci riserverà.



Il mattino è limpido. Facciamo colazione con calma, studiando la parete attraverso le finestre del rifugio. Scambiamo due parole con Emanuele, il gestore, per qualche ragguaglio sull'avvicinamento e poi usciamo nel primo sole che coglie la quiete mattutina del rifugio.
Ci avviciniamo alla parete grigia, ancora in ombra. cupa e opprimente, un pò come me l'aspettavo. La prima sensazione non è piacevole. Piano piano il sole si alza sulla cresta est e inizia ad illuminare la parete, che cambia radicalmente aspetto ad ogni minuto che passa, diventa più amichevole, più morbida, mano a mano che le pieghe scure della pietra si riempiono di luce.



La linea della Lino-Egidio corre sulla parte destra dell'imponente parete della Cima d?asta, traversando a sinistra di un torrione che con la sua mole impone deciso la sua presenza. La via di per se non è bellissima, con erba sui tiri e qualche appiglio instabile qua e là, ma l'ambiente è imponente e grandioso, con lo sguarda che spazio dal blu profondo del lago al turchino del cielo.

Nuovamente alla base, dopo essere scesi in corda doppia, costeggiamo il lago lungo la parete, camminando su una spiaggia di blocchi di granito, che di tanto in tanto, pare decidano di scendere in maniera teatrale dalla muraglia che ci sovrasta in questo scomodo passare in direzione del Passo Socede. 
Saliamo al passo e, mentre aspettiamo gli amici che giungono dal rifugio Caldenave, ci divertiamo sulla placca Socede, breve parete che sovrasta il passo, con alcune brevi e divertenti vie tracciate nei primi anni novanta.



L'arrampicata è più sciolta e dopo qualche tiro il vento ci porta le voci dei nostri compagni in arrivo, Stanchi e stufi della lunga giornata, si affacciano a Passo Socede lasciandosi cullare dalla visione del rifugio ormai vicino. 
Gli ultimi passi della giornata si fanno leggeri lungo l'ultima discesa, come leggeri scendiamo lungo l'ultima doppia prima di raggiungerli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao! Bellissime foto, mi fa molta voglia fare questa via.
Mi domandavo però - ho letto velocemente il racconto e dici che avete fatto una doppia - mi domandavo se sai se esistono vie che arrivano in vetta (o da dove si possa continuare anche a piedi per arrivare in cima). Dovrei andare con degli amici che non arrampicano e pensavamo di dividerci e trovarci in vetta...