Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 3 settembre 2019

Silenzioso Frate

Silenzio.
Il respiro affannato e i nostri passi sul sentiero, sono il solo rumore che ci circonda. 
Una leggera brezza smuove le foglie, rinfresca la fronte, ma tutto è muto in questo bosco di faggi.



Il sentiero 960 sale ripido, concedendo solo alcune pause, tra uno strappo e l'altro. Siamo soli, nemmeno un uccellino cinguetta, tutto è immobile, in attesa. 






Lo sguardo vaga nel bosco, alla ricerca di movimenti fugaci, ma invano. Chissà se qualcuno osserva il nostro incedere. Passo dopo passo saliamo, scambiandoci poche parole, quasi a non disturbare l'immobilità che ci circonda.





Siamo quasi nei pressi di casera Frate de Sora quando il grido stridulo di un uccello lancia l'allarme sulla nostra presenza. Il suono di lontani campanelli ci giunge dai pendii che calano dal Col Grant: cartelli sparsi qua e là nel bosco avvertivano della presenza di ovini e caprini al pascolo, ma sembravano appartenere ad un tempo passato, invece...


La casera Frate de Sora è una piccola e bella casetta in legno, appoggiata al limitare del bosco, in un prato tappezzato di pietre. Davanti a noi, la meta che osservavamo dal basso alla partenza, sembra ancora lontanissima, delineata in un mare di nuvole. 





Riprese le forze, risaliamo la Val dei Tramontins, lungo un corridoio di larici e pini, stretti tra i ghiaioni che scendono da Cima Lastruta e i pendii boscosi del Monte Frate. 







Cartelli nuovi, apposti dai gestori del rifugio Pradut, ci indicano la via: seguiamo i radi bolli rossi in un contorto mare di dossi e avvallamenti erbosi in mezzo al bosco, fino a sbucare sui pendii erbosi finali, tra ciuffi di mughi e rocce. 






Un lungo traverso, una sella panoramica e un ultimo piccolo cartello, ci portano al cospetto dell' agognata cima che raggiungiamo poco dopo, abbracciati da una cortina di cime e nuvole bianche. 





Il libro di vetta è stato messo da pochi giorni e le nostre firme sono le prime quassù! I temporali previsti nel pomeriggio preannunciano il loro arrivo, rompendo il silenzio con un primo boato alle nostre spalle, mentre scendiamo verso forcella dei Tramontins. 









Rombi più forti ci accompagneranno fino ai prati di casera Ressetùm, per poi passare oltre, lasciandoci percorrere asciutti i lunghi chilometri della sterrata che ci riporterà a Matàn. 

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